Nello scorso articolo, ci siamo cimentati a comprendere quali fossero i cardini base della dieta chetogenica; una tipologia di alimentazione molto drastica che, al contempo di una perdita di peso repentina, presenta anche diverse controindicazioni e divieti dal punto di vista alimentare. Nell’articolo di oggi, invece, andremo ad analizzare la più comune, vecchia e cara dieta mediterranea, quella che, da secoli, caratterizza maggiormente le nostre tavole ed il nostro stile di vita.
Origini e studi sulla dieta mediterranea
Benchè possa sembrare inconsueto, l’inventore, o meglio il promotore, della dieta mediterranea è un nutrizionista statunitense. Egli, infatti, intorno agli anni ’50, dopo aver visitato le nostre terre si accorse che la popolazione del bacino mediterraneo era meno suscettibile a numerose patologie che, al contrario, si scagliavano sui cittadini americani. Per questa ragione, una volta tornato in patria, lo studioso si cimentò nel dimostrare gli effetti positivi della nostra alimentazione in contrapposizione a quelli disastrosi di una dieta ricca di grassi, zuccheri e proteine. Per fare ciò, si servì della scrittura di un libro dal nome “Eat well and stay well, the Mediterranean way” (“mangia bene e stai bene, il metodo mediterraneo”) dove riportò i dati del “Seven Country Study”, ovvero 20 anni di analisi sullo stato di salute di 12.000 cittadini di sette stati diversi.
Insomma, dall’incredibile studio di questo medico, si riuscì a capire che il nostro modo di alimentarci, era molto più propenso a mantenere uno stato di benessere generale. Sin dagli anni ’70, dunque, si cercò di iniziare a diffondere le nostre abitudini alimentari anche oltremare; dunque i cereali, le verdure, la frutta, il pesce e l’olio d’oliva si proposero come alternativa alle uova, alla carne ed ai dolciumi. Per concretizzare la sua scoperta e far sì che tutti potessero comprendere come nutrirsi meglio, inoltre, egli creò persino una piramide alimentare che, anche tu, almeno una volta, avrai avuto modo di osservare.
I punti cardine
Alla base della piramide si trovavano gli alimenti da consumare quotidinamente come i cereali ed i suoi derivati come il pane, la pasta, il riso, accompagnati da frutta, verdure, patate, legumi, olio d’oliva, yogurt e formaggi. Alla sezione intermedia, invece, egli posizionò quell tipo di alimenti da consumare 2/3 volte a settimana come il pesce, il pollo, il tacchino, le uova e persino, occasionalmente, dei dolciumi. La carne rossa, invece, specialmente quella di orgine bovina, si trova, insieme a quella di maiale, nella parte più alta della piramide, caratterizzata da un lasso di tempo ottimale di consumo pari a 1/2 volte al mese.
Uno dei fattori principali per la comprensione del metodo mediterraneo, quindi, è quello della scelta corretta degli alimenti; l’apporto calorico, infatti, viene declassato ad un ruolo di secondo piano. A questo proposito, tra i principi più importanti di questo tipo di dieta troviamo:
- Un maggiore consumo di fibre e proteine vegetali a discapito di quelle animali; quindi più lenticchie, fagioli, ceci e meno carne, salumi e uova;
- Una riduzione dei grassi saturi di origine animale a favore, invce, di quelli vegetali ed insaturi come, per esempio, l’olio d’oliva; con una conseguente riduzione dell’apporto di colesterolo;
- Un aumento di carboidrati complessi (riso, pane, pasta) e forte moderazione di quelli semplici (zucchero, miele, bevande dolci)
- Un consumo di carne bianca molto prevalente rispetto a quella rossa; con un conseguente aumento di pesce e legumi
- E, infine, dolci in occasioni particolari e drastica riduzione di insaccati, super alcolici, burro, maionese, zucchero bianco, formaggi grassi e caffé.
In conclusione, come avrete capito, la nostra dieta mediterranea si proprone come una delle migliori in assoluto; per cui, applicandola nelle giuste proporzioni e quantità, non solo ci consente di raggiungere il peso forma, ma anche di mantenere uno stato di salute ottimale.