Nello scorso articolo ci siamo soffermati a parlare della lettura della tabella nutrizionale che troviamo sull’etichetta di ogni prodotto in commercio che abbia subito un preimballaggio. Ad eccezione di carne, pesce, frutta ed ortaggi acquistati freschi, infatti, abbiamo sottolineato che, per legge, ogni prodotto deve riportare quel tipo di informazioni. Un’altra cosa a cui pochi di noi fanno caso, però, sono gli additivi nei cibi che compriamo. Anch’essi, così come i valori nutrizonali devono, per legge, essere inseriti nell’etichetta. In questo articolo, andremo a fare un piccolo excursus di che cosa sono gli additivi, a che servono e quanto spesso vengono utilizzati.
Iniziamo col dire che gli additivi alimentari sono sostanze chimiche aggiunte consapevolmente in quasi tutti i prodotti che acquistiamo. Questi, nella maggior parte delle occasioni, svolgono la funzione di colorare, per dare alla frutta un aspetto più accattivante, conservare, oppure dolcificare. Quando, ad esempio, con lo scopo di acquistare un prodotto a basso contenuto di zuccheri ne scegliamo uno che nell’etichetta ne ha il minor quantitativo possibile, nella stragrande maggiornaza dei casi, questo avrà un additivo che gli conferisce un sapore dolce. In questo modo, l’alimento risulterà sempre gradevole al palato e noi continueremo a comprarlo perchè fieri di ingerire un prodotto senza zucchero.
Nell’Unione Europea, tutti gli additivi alimentari devono necessariamente essere indicati da un numero precedeuto dalla lettera “E”. Nell’etichetta, poi, oltre alla tipologia di additivo, bisgna obbligatoriamente specificarne la funzione; es: colorante, conservante, dolcificante, antiossidante ecc. ecc. Altri additivi che compaiono spesso nelle etichette sono poi gli emulsionanti, per aumentare la stabilità della consistenza, gli agenti gelificanti e quelli addensanti.
Come alcuni di voi sapranno già, però, alcuni additivi possono essere seriamente nocivi alla nostra salute; in particolare a seguito di alcune modalità di cottura che possono sviluppare delle condizioni cancerogene. Tra questi troviamo, ad esempio, i nitrati ed i nitriti; utilizzati soprattutto nelle carni per conferire colore e sapore. I primi, nello specifico, non sono pericolosi, essi, infatti, sono contenuti sia nell’acqua potabile che in diverse verdure come bietole, spinaci, sedano e rape; è, tuttavia, la loro trasformazione in nitriti (sviluppata anche dall’attività delle ghiandole salivari nella bocca, e la loro combinazione con molecole come le ammine, tipiche degli alimenti molto proteici come carne e formaggi) a formare uno stato cancerogeno.
I nitriti più pericolosi utilizzati come additivi e conservati alimentari sono il nitrito di potassio, che potrete scorgere facilmente attraverso la sigla E249, il nitrato di sodio (E251), il nitrito di sodio (E250) ed, infine, il nitrato di potassio; E252. Essi sono presenti in particolar modo nelle carni lavorate e quelle in scatola; dunque prestate sempre attenzione a cosa acquistate e, per il bene della vostra salute, iniziate a prendervi l’abitudine di controllare sempre rapidamente l’etichetta di ciò che acquistate e mettete sulle vostre tavole.
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